Sisma in Nuova Zelanda, decine di morti. Ha le caratteristiche di quello del 2009 a L'Aquila |
Sessantacinque morti, centinaia di feriti e almeno
200 persone intrappolate sotto le macerie degli edifìci crollati.
È` il primo bilancio del terremoto che ha colpito la città
di Christchurch, in Nuova Zelanda.
Quando la scossa di magnitudo
6,3 ha devastato la più grande città dell`isola del Sud neozelandese,
alle 12.51 locali di lunedì, in Italia era notte fonda. Per
un lungo minuto la terra ha tremato facendo molti più danni
rispetto al sisma di magnitudo 7.1 che cinque mesi fa aveva
già colpito la città. Questo perché l`epicentro è stato rilevato
molto vicino al centro cittadino e la scossa è stata estremamente
violenta.
Secondo Enzo Boschi, presidente dell`Istituto naziona
le di geofìsica e vulcanologia
(Ingv), il sisma è «avvenuto in una faglia che non era nota,
gli stessi geofisici locali non ne conoscevano l`esistenza».
E ci sono analogie con il sisma che ha distrutto l`Aquila il
6 aprile 2009. La cittadina neozelandese di Christchurch è
stata devastata da un terremoto di magnitudo 6,3 generato da
un faglia che attraversa la città. Nel caso di Christchurch
la faglia era completamente sconosciuta ed è stata probabilmente
attivata dal grande terremoto di magnitudo 7,4 avvenuto il
3 settembre scorso a 34 chilometri dalla città.
«Gli effetti devastanti di
questo terremoto si devono al fatto che è avvenuto
proprio dentro la città», ha detto il direttore del Centro
Nazionale Terremoti dell`Istituto Nazionale di Geofìsica e
Vulcanologia (Ingv), Giulio Selvaggi.
Sebbene molto più violento,
il terremoto del 3 settembre era avvenuto relativamente lontano
da Christchurch: «quel terremoto aveva rilasciato molta più
energia, ma ad una distanza importante», ha spiegato. La distruzione
che ha generato si deve anche al fatto che «il terremoto è
stato molto superficiale: è avvenuto ad una profondità compresa
fra 3 e 5 chilometri».
Bisogna inoltre considerare, ha rilevato,
che «edifìci e strutture della città avevano già subito un
forte terremoto, che probabilmente le aveva indebolite». Alcune
conseguenze distruttive si devono anche ai «numerosi effetti
secondari del terremoto, come smottamenti, frane e crolli di
grandi massi».
La faglia che si è risvegliata a Christchurch
era sconosciuta: «ci sono stnitture geologiche diffìcilmente
identificabili e ci sono ancora tanti passi da fare in questa
direzione», ha detto Selvaggi. «Conoscere le tàglie è importante
per sapere quali sono i loro tempi di ricorrenza».
Sessantacinque morti, centinaia di feriti e almeno 200 persone intrappolate sotto le macerie degli edifìci crollati. È` il primo bilancio del terremoto che ha colpito la città di Christchurch, in Nuova Zelanda. Quando la scossa di magnitudo 6,3 ha devastato la più grande città dell`isola del Sud neozelandese, alle 12.51 locali di lunedì, in Italia era notte fonda. Per un lungo minuto la terra ha tremato facendo molti più danni rispetto al sisma di magnitudo 7.1 che cinque mesi fa aveva già colpito la città. Questo perché l`epicentro è stato rilevato molto vicino al centro cittadino e la scossa è stata estremamente violenta. Secondo Enzo Boschi, presidente dell`Istituto Naziona le di Geofìsica e vulcanologia (Ingv), il sisma è «avvenuto in una faglia che non era nota, gli stessi geofisici locali non ne conoscevano l`esistenza». E ci sono analogie con il sisma che ha distrutto l`Aquila il 6 aprile 2009. La cittadina neozelandese di Christchurch è stata devastata da un terremoto di magnitudo 6,3 generato da un faglia che attraversa la città. Nel caso di Christchurch la faglia era completamente sconosciuta ed è stata probabilmente attivata dal grande terremoto di magnitudo 7,4 avvenuto il 3 settembre scorso a 34 chilometri dalla città. «Gli effetti devastanti di questo terremoto si devono al fatto che è avvenuto proprio dentro la città», ha detto il direttore del Centro Nazionale Terremoti dell`Istituto Nazionale di Geofìsica e Vulcanologia (Ingv), Giulio Selvaggi. Sebbene molto più violento, il terremoto del 3 settembre era avvenuto relativamente lontano da Christchurch: «quel terremoto aveva rilasciato molta più energia, ma ad una distanza importante», ha spiegato. La distruzione che ha generato si deve anche al fatto che «il terremoto è stato molto superficiale: è avvenuto ad una profondità compresa fra 3 e 5 chilometri». Bisogna inoltre considerare, ha rilevato, che «edifìci e strutture della città avevano già subito un forte terremoto, che probabilmente le aveva indebolite». Alcune conseguenze distruttive si devono anche ai «numerosi effetti secondari del terremoto, come smottamenti, frane e crolli di grandi massi». La faglia che si è risvegliata a Christchurch era sconosciuta: «ci sono stnitture geologiche diffìcilmente identificabili e ci sono ancora tanti passi da fare in questa direzione», ha detto Selvaggi. «Conoscere le tàglie è importante per sapere quali sono i loro tempi di ricorrenza». Fonte: MessaggeroVeneto del 23.02.2011 |